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Uva Ursina – Arctostaphylos Uva Ursi

Presente in tutte le zone di collina e montagna dell’emisfero nord del nostro Continente, originario del nord Europa e delle regioni centro settentrionale dell’America del nord; appartiene alla famiglia delle ericaceae, che comprende più di cento generi e quasi 3500 specie, tra cui la nostra fragile erica ed il coriaceo corbezzolo, quest’ultimo con rilevanti affinità salutistiche con l’Uva Ursina.
Piccolo arbusto con rami prostrati, che possono raggiungere la lunghezza di un metro, dai quali crescono germogli verticali di 20/30 centimetri, sempreverde dalle foglie molto carnose, verde lucido la pagina superiore, leggermente bronzea quella inferiore, che la pianta rinnova ogni tre anni; negli inverni particolarmente freddi e siccitosi assumono una colorazione rossastra.
Molto resistente ai freddi, la possiamo trovare allo stato selvatico sulle nostre colline dai 500 metri e sui monti sino oltre i 2000, cresce bene al sole, preferibilmente vicina a delle rocce o pietre che consentono alle radici di giovarsi dell’umidità che sotto di esse è sempre presente.

TERRENO

Come la maggior parte delle ericaceae, anche l’Uva Ursina, ha bisogno di terreni esclusivamente acidi, con ph non superiore a 5.5; terreni con presenza di calcare anche in modeste percentuali (10/15%) favoriscono la formazione di clorosi ferrica che, detto brevemente, impedisce l’attività di fotosintesi clorofilliana portando la pianta alla morte.
Per il particolare processo di azotofissazione (vedi goumi del Giappone)possono svilupparsi anche in terreni poveri, preferiscono, comunque, quelli freschi e ricchi di humus, non necessariamente profondi, ma senza ristagni idrici. Se vogliamo tenere la piantina in vaso, dobbiamo invasarla solamente con terriccio specifico per acidofile.

FIORI E FRUTTI

In primavera, in funzione anche dell’altitudine, finiti i geli, l’Uva Ursina produce piccoli grappoli (racemi) composti di 4/8 fiorellini a forma di campanula, tipici della Famiglia, bianchi con la parte terminale rosa piuttosto marcato e, come la quasi totalità delle piante che crescono anche allo stato selvatico, i fiori sono autoimpollinanti.
Col sopraggiungere del caldo compaiono bellissime bacche tondeggianti colorate di rosso vivo, molto piacevoli a vedersi mescolate al verde lucido delle foglie. Le bacche, seppur commestibili, per l’elevato contenuto di tannini, non hanno eccellenti qualità organolettiche.

UTILIZZO E CONTENUTI SALUTISTICI

Se le condizioni climatiche e/o le caratteristiche del terreno lo permettono, la pianta è usata per scopi ornamentali ad abbellire giardini rocciosi.
Sono le foglie che rendono unico questo piccolo arbusto. In esse sono presenti composti fenolici che comprendono un elevato numero di prodotti derivati dalle reazioni chimiche e fisiche che avvengono in un organismo.
Questi composti, principale è l’arbutina, tramite un complesso processo di trasformazione che avviene nel nostro corpo, sono espulsi, passando dal rene, tramite le urine. Le proprietà dell’arbutina e degli altri composti, mescolandosi con il liquido organico che espelliamo durante la minzione, esercitano sulle pareti dei condotti un’importantissima attività antisettica e curativa delle vie urinarie e dell’apparato genitourinario. Importantissimo per curare e prevenire le cistiti, riesce anche dove gli antibiotici farmaceutici specifici falliscono. Ha proprietà rivitalizzanti per fegato e reni, aiuta le funzioni escretive, è diuretica, è consigliabile in presenza d’ipertrofia prostatica e leucorrea.
Si usano le foglie, fresche o essiccate, messe in infusione, oppure in tintura, sia officinale sia madre, con aggiunta di bicarbonato per abbassare l’acidità ed evitare bruciori ed eventualmente delle foglie di menta per migliorarne il sapore quindi si beve il derivato diluito per alcuni giorni, in ogni caso non oltre una settimana.
Si deve fare molta attenzione all’impiego dell’Uva Ursina: un eccessivo e improprio uso porta a una serie di complicanze nel tratto digerente, come gastralgia e nel peggiore di casi, anche d’intossicazione, mentre la colorazione verde delle urine è un fattore naturale e temporaneo dovuto ai componenti della pianta.
Considerando le diverse e serie controindicazioni all’uso, prima di iniziare un trattamento con prodotti derivanti dall’Uva Ursina, consigliamo chiedere consiglio a un erborista o a un medico.
ATTENZIONE:
 il contenuto di questo testo s’intende come puramente divulgativo. I vivai Prandini, comunque certi dell’attendibilità di quanto riportato, non accettano alcuna responsabilità riguardo a possibili errori, dimenticanze o cattive interpretazioni.

POTATURA E CURE COLTURALI

Trovandosi spontanea in natura, non ha bisogno dell’intervento umano se non per potature di contenimento di piante poste in vasi o giardini rocciosi.
Anche le malattie sono piuttosto rare: possono verificarsi marciumi radicali con terreni poco drenanti e la già citata clorosi ferrica in quelli troppo calcarei. La foglia coriacea è gradita all’oziorinco, ad altri attacchi parassitari, la pianta dell’Uva Ursina, non è soggetta.

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