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Carota Dolce – Smallanthus Sonchifolius – Yacon

Come la Stevia Rebaudiana, anche la Carota dolce, lo Smallanthus Sonchifolius sarà una pianta di cui nel prossimo futuro, sentiremo molto parlare. Dalle origini antichissime, (sono stati trovati riferimenti dello Smallanthus sonchifolius risalenti a oltre 2000 anni a.C.), ma non è certa l’origine geografica di provenienza che la si identifica lungo la Cordigliera delle Ande, dall’Argentina al Cile, Bolivia e Perù.
Pochi decenni prima della fine del secolo scorso, lo Smallanthus sonchifolius venne importato anche negli Stati Uniti, in Giappone e nell’area più orientale del continente asiatico, più per le sue caratteristiche salutistiche che per quelle organolettiche e gastronomiche. Nelle zone di origine invece, nello stesso periodo, diminuiva la coltivazione fino quasi scomparire come prodotto di commercio per essere perlopiù coltivato negli orti domestici.
La zona di coltivazione è compresa dal livello del mare in Nuova Zelanda ai quasi 3000 metri della catena montuosa delle Ande.
Appartenente alla famiglia delle Asteraceae, la stessa della Stevia Rebaudiana, del girasole, della margherita, ecc, è una pianta che possiamo paragonare alla nostra comune dalia: pur essendo perenne, al freddo invernale la parte aerea muore e quella sotterranea regge pochi gradi sotto lo zero. Con temperature più rigide è possibile estirparla e conservarla in luogo poco umido sino alla primavera successiva. Può raggiungere l’altezza di un metro e mezzo con fusti erbacei che con forti intemperie si possono rompere facilmente; ha grandi foglie verde chiaro con poche, ma evidenti, nervature visibili anche sulla pagina superiore con la caratteristica di avere un lungo picciolo attorniato da una stretta parte di lembo, le foglie crescono diametralmente opposte e ruotate di 90° per ogni palco.
L’apparato radicale è composto da due tipi di radici: le radici di propagazione e le radici di stoccaggio.
Le radici di propagazione sono relativamente fitte e molto sottili, da loro partiranno i germogli per lo sviluppo futuro della parte aerea, mentre le radici di stoccaggio sono riserve di nutrimento per la pianta stessa e rappresentano la parte edule dello Smallanthus sonchifolius.

TERRENO

La carota dolce (Smallanthus sonchifolius) cresce bene dai terreni vulcanici della cordigliera andina a quelli salmastri delle rive marittime della Nuova Zelanda. Non ha problemi di caratteristiche chimiche dei terreni, anche se il ph ideale è quello neutro, sopporta sbalzi acidi o calcarei anche importanti. Il terreno deve essere ben lavorato e soffice, che trattenga l’umidità, ma non il ristagno d’acqua che porterebbe alla marcescenza dei tuberi.

FIORI E FRUTTI

Come la dalia, anche lo Smallanthus sonchifolius, nel corso dell’estate all’apice dei singoli fusti forma quello che noi chiamiamo comunemente, ed impropriamente, fiore di colore giallo del diametro di 15/20 cm, praticamente uguale a quello del girasole. Esso è formato da una parte centrale, detta calatide, composta da tanti piccoli fiori di colore giallo ocra; tutt’attorno alla calatide sono disposti a raggiera, ben distinti e formanti un piano unico, dei petali di un bel giallo lucente. Questi sono falsi petali ed hanno la funzione di attirare gli insetti pronubi affinché fecondino i veri fiori con i veri petali.
Una volta fecondati, i veri fiori danno sviluppo a quello che nel girasole tutti noi chiamiamo seme, che in realtà altro non è che il frutto.
Questi piccoli frutti non hanno interesse organolettico, ma servono come alimento per piccoli animali dai volatili agli ovini e caprini, tipici delle zone di origine dello Smallanthus sonchifolius.

UTILIZZO E CONTENUTI SALUTISTICI

Le parti utilizzate sono le radici di stoccaggio e le foglie.
Quando all’inizio dell’autunno le radici di stoccaggio, cioè i tuberi, hanno raggiunto la massima dimensione, si estirpa con cura la pianta, si tagliano i fusti erbacei quindi si prelevano i tuberi, e, se il clima lo permette, la si ripianta ovvero la si pone al riparo per il successivo interro primaverile. In questa operazione si deve fare attenzione a non rompere le sottili radici di propagazione, vitali per il futuro della pianta stessa.
I tuberi raccolti, tolto la sottile buccia color marrone- bordò dallo spiacevole sapore simile al solvente, sono pronti all’uso, ma se lasciati al sole o all’aria per alcuni giorni fino a quando non si raggrinzisce la buccia acquistano qualità organolettiche decisamente superiori.
L’amido, infatti, contenuto nei tuberi, una volta staccato dalla pianta, si trasforma in zucchero, questo processo si accelera notevolmente sotto i raggi solari . Attenzione: non confondiamo gli zuccheri con il saccarosio che usiamo per addolcire i nostri alimenti!
Gli zuccheri sono una serie di composti organici costituiti da diversi elementi indispensabili per il corpo umano.
Questi tuberi dalla consistenza croccante sono dolci, freschi e dissetanti, richiamano un gusto misto di pera, anguria e/o melone, a seconda del grado di trasformazione degli amidi e possono essere mangiati tale e quali, oppure usati come un qualsiasi frutto dolce, tipo pera, mela, banana, in macedonie, frullati e quant’altro possibile.
Nei Paesi d’origine, oltre al consumo come frutto, li utilizzano in insalate e, come la nostra patata, come contorno a diversi cibi. Nei Paesi asiatici, dove questo frutto sta riscontrando notevole apprezzamento, viene usato anche per preparazioni salate, per fritti e come contorno di carne e pesce. Conosciamo però le forti differenze gastronomiche di tali Paesi rispetto ai nostri.
In tutto in sud America, con le foglie essiccate è millenaria tradizione preparare un tè chiamato Te andino, usanza sempre più comune anche in Giappone dove il Ministero della Salute ne sostiene il consumo per i benefici che apporta al il corpo umano.
Lo Smallanthus sonchifolius è un considerevole farmalimento.
Come la Stevia Rebaudiana, anche lo Smallanthus sonchifolius è molto importante nella dieta dei malati di diabete. Se la Stevia Rebaudiana la si usa in alternativa al saccarosio o ai vari dolcificanti per addolcire gli alimenti, lo Smallanthus sonchifolius, usato come farmalimento, contribuisce alla normalizzazione della vita dei diabetici.
In parole povere e grossolane, il diabete è una disfunzione del pancreas il quale non produce, o non produce a sufficienza, l’insulina. L’insulina è una sostanza, (polisaccaride), che aiuta il glucosio, che il nostro organismo ottiene dagli zuccheri degli alimenti, a passare dal sangue alle cellule dei tessuti dove serve come fonte di energia. Senza insulina il glucosio non viene usato e resta nel sangue causando l’iperglicemia, che usualmente chiamiamo, anche se impropriamente, diabete con tutte le patologie ad esso collegate.
Lo Smallanthus sonchifolius contiene diverse sostanze che eliminano l’eccesso di glucosio nel sangue impedendo così tutte le complicanze che l’iperglicemia comporta tipo le frequenti iniezioni sottocutanee di insulina. Tali sostanze sono presenti sia nelle radici di stoccaggio che negli infusi fatti con le foglie. In Giappone gli scienziati stanno lavorando da decenni attorno a questo alimento particolare ed hanno già messo in commercio prodotti destinati ai diabetici derivati dallo Smallanthus sonchifolius.
Tra le diverse sostanze contenute nello Smallanthus sonchifolius, ve n’è una molto particolare: l’inulina.
L’inulina è uno zucchero che troviamo nei vegetali appartenenti alla famiglia delle Asteraceae in generale e in quantità rilevante nello Smallanthus sonchifolius della cui Famiglia fa parte, mentre l’insulina, come abbiamo detto, è un ormone prodotto dalle cellule del pancreas.
L’inulina, oltre che a normalizzare il glucosio nel sangue, ha un’importante funzione regolatrice dell’intestino ed è uno zucchero che non viene assorbito, per cui è ideale anche nelle diete ipocaloriche; riduce l’aumento dei grassi nel sangue, l’iperlipidemia, come il colesterolo e i trigliceridi, è anche indicato alla cura e al contenimento dell’obesità.
Oltre a queste caratteristiche, lo Smallanthus sonchifolius per 100 grammi di prodotto ha un modesto apporto calorico (54k/cal) molto potassio (350mg/100g), carboidrati, 14%, antociani, 200mg, vitamina C, 5mg, polifenoli, composti simili agli antociani, 200mg.
Una curiosità: i contenuto di polifenoli in 100 grammi di Smallanthus sonchifolius ha lo stesso effetto antiossidante di un buon bicchiere di vino, senza aver però le stesse controindicazioni.

POTATURA E CURE COLTURALI

Vista la tipologia della pianta, le potature non sono necessarie. Nel corso dell’estate si possono prelevare delle foglie per fare gli infusi mentre i fusti erbacei si tagliano a zero con l’approssimarsi della stagione fredda.
Per le cure colturali lo dobbiamo considerare come la nostra dalia: se piantumata in terreno fresco, ricco e soffice, non avrà bisogno di nessuna attenzione, in caso di sofferenza invece è consigliabile il solito apporto di stallatico maturo o concime ternario con microelementi.
Avendo fusti erbacei abbastanza alti, è opportuno sorreggere la pianta con dei sostegni per evitare rotture in caso di forti intemperie, proprio come si fa per la dalia.
Fusti erbacei e foglie tenere grandi sono caratteristiche che inducono ad un’attenzione particolare con le innaffiature: nei caldi giorni assolati un’evaporazione eccessiva potrebbe portare ad una pericolosa carenza idrica.
Ristagni d’acqua o eccessiva innaffiature o con condizioni climatiche particolari, potrebbero portare alla formazione di marciumi (Botrytis cinerea, muffa grigia) sui fiori e sui germogli teneri come all’apparato radicale. Dovesse succedere conviene asportare la zona colpita piuttosto che usare un anticrittogamico per la parte aerea; per l’apparato radicale, quando ci si accorge dell’attacco, si deve estirpare la pianta, ridurre notevolmente l’apparato aereo ed eliminare la parte delle radici colpite e piantumarla in una zona meno umida.
Larva minatrice e larve di lepidotteri che rosicchiano le foglie sono gli attacchi parassitari più fastidiosi: se diventa difficoltosa l’eliminazione manuale si deve ricorrere ad un insetticida avendo cura di rispettare il tempo di carenza in caso di raccolta delle foglie.
Il tempo di carenza è l’intervallo di tempo che trascorre tra il trattamento fitosanitario e la metabolizzazione da parte della pianta del principio attivo del o dei prodotti usati.
Difficilmente le larve attaccano l’apparato radicale in quanto il rizoderma e il periderma, le parti più esterne delle radici, sono contraddistinte, come già detto, da uno sgradevole gusto simile al solvente.
La Regione Piemonte, attraverso la onlus Slowfood, una decina di anni fa, finanziò un progetto di Presidioalimentare finalizzato al rilancio della produzione nei Paesi d’origine e alla diffusione della conoscenza dove lo Smallanthus sonchifolius ancora non è conosciuto.
Ad oggi non si sanno i risultati del progetto, però i VIVAI PRANDINI si augurano di poter contribuire alla divulgazione e, perché no, all’aiuto indiretto delle popolazioni andine.

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