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Cranberry – Mirtillo Rosso – Vaccinum Macrocarpon

Da qualche anno, tra gli scaffali dei supermercati, in erboristeria ed anche in farmacia, sono comparse bevande, preparati, pillole il cui contenuto principale è derivato da un piccolo frutto prodotto da un basso cespuglio originario dal nord-est dell’America Settentrionale: stiamo parlando del cranberry, il mirtillo rosso americano. Formato da numerosi esili rametti legnosi, questo piccolo cespuglio sempreverde mal sopporta le esposizioni assolate preferendo la mezz’ombra con poche ore di sole diretto al giorno, è resistente al freddo, ma non a quello eccessivo. Molto ornamentale, si presta a essere usato nei giardini come pianta tappezzante, al pari delle nostre eriche, non tanto per la fioritura, ma per la produzione di grosse bacche che in autunno diventano rosse e, se non colte, restano sulla pianta fino alla primavera.

TERRENO

Della stessa famiglia del nostro comune mirtillo (le Ericacee), che cresce spontaneo nei boschi, e simile al mirtillo rosso europeo, il cranberry è un cespuglio non più alto che 20/30 cm che cresce bene in terreni sabbiosi, umidi e palustri, tende ad allargarsi fino quasi a un metro di diametro e, a differenza degli altri frutti di bosco, solo in terreni marcatamente acidi (ph 4.0/5.5).

FIORI E FRUTTI

Piccoli e numerosi fiori rosa, in primavera ricoprono i cespugli del Cranberry che nei mesi estivi successivi daranno luogo a formazione di dure bacche verdi. Dalla fine dell’estate da verde poco visibili le bacche si colorano di rosso vivo appariscente e aumentano di dimensione, sproporzionata rispetto a quella della pianta, raggiungendo la piena maturità, moderatamente scalare, in autunno. Varietà di Cranberry coltivate dai vivai Prandini EARLY BLACK

UTILIZZO E CONTENUTI SALUTISTICI

Pianta che non ha bisogno di potature, se non quelle di un eventuale contenimento o a livello estetico. Se piantumato correttamente, il cranberry, richiede pochissime cure. Condizione essenziale, come già detto, è che il terreno sia acido e umidonon si deve apportare concime naturale (stallatico) che porterebbe un’eccessiva quantità di calcare che alzerebbe troppo il ph, condizione ideale per lo svilupparsi di clorosi ferrica, con la conseguente morte della pianta. Importanti sono le innaffiature, devono essere frequenti e abbondanti. Essendo una pianta amante dell’umido e della mezz’ombra, in determinate circostanze, i frutti maturi potrebbero essere attaccati dalla Botrytis (muffa grigia) o mangiati dalle lumache. Si ricorda che i collaboratori dei vivai PRANDINI sono a disposizione per consigli su densità d’impianto, forma di allevamento, scelta colturale e assistenza anche fitosanitaria per nuovi impianti produttivi anche di modeste dimensioni.

POTATURA E CURE COLTURALI

Sono identiche per tutte le varietà di mirtillo quindi riportiamo quelle descritte a riguardo del Mirtillo gigante americano (vedi Vaccinium corymbosum). Molto importante che le caratteristiche del terreno soddisfino le esigenze della pianta. Dopo questa premessa viene semplice anche la descrizione delle cure necessarie perché si avrà una pianta forte e vigorosa senza grandi interventi. I primi anni dall’impianto la pianta lavorerà molto di radici, mentre l’apparato aereo darà l’impressione quasi sofferente. In questo periodo, 1/2 anni circa, la produzione sarà modesta come pure le potature che si concretizzano con il taglio dei rami laterali bassi e nell’asportazione totale dei rami più deboli. Passato questo periodo, si procederà al diradamento delle vegetazioni più deboli partite dalla base e dal taglio di rami rovinati o rotti e sui restanti si procederà con tagli di ritorno sino ai rametti laterali più vigorosi. Si taglieranno, inoltre, quelle branche che, seppur sane e belle, abbiano una crescita disordinata e scomposta. Avendo l’apparato radicale molto superficiale, sono molto importanti le irrigazioni, specialmente nel periodo dalla fioritura alla raccolta dei frutti. Attenzione non far ristagnare l’acqua, che porterebbe alla formazione di funghi che farebbero marcire le radici. Per trattenere l’umidità, e nello stesso tempo tenere pulito e acido il terreno, è consigliabile una pacciamatura con torba acida oppure aghi di pino o foglie di faggio. Con gli accorgimenti sopra descritti le concimazioni non dovrebbero servire, ma se si riscontrassero delle carenze un apporto a inizio stagione di concime ternario a basso tenore di azoto e contenente i principali microelementi, sarà sicuramente efficace. Da non usare mai lo stallatico, anche se molto maturo: la pianta verrebbe a soffrire di clorosi ferrica e di conseguenza, potrebbe anche morire. Pochi sono i parassiti: il più pericoloso è l’oziorinco (Otiorhyncus ssp) piccolo coleottero che da adulto rosicchia le foglie e depone le uova per terra; la larva che ne deriva mangia le radici e, ben più grave, rode il colletto della pianta causandone la morte. Con particolari condizioni atmosferiche, sono possibili attacchi di muffa grigia (Botrytis) sui frutti prossimi alla maturazione, ma non potendoli trattare con fitofarmaci l’unica soluzione è l’asportazione manuale dei frutti colpiti.

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