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Pruno Selvatico – Prunus Spinosa

Il Prunus spinosa è un arbusto spinoso con foglie caduche, appartenente alla famiglia botanica delle Rosaceae. Il portamento del prugnolo selvatico generalmente è arbustivo-cespuglioso, anche se, con adeguati interventi di potatura, gli si può dare la forma ad alberello. E’ un albero longevo, vive oltre i 60 anni, e può raggiungere altezze variabili a seconda dell’ambiente e della forma di crescita. Allo stato selvatico ha un fusto principale irregolare, a volte contorto, con una forte attività pollonifera alla base, favorita da un imponente apparato radicale stolonifero. L’emissione di polloni basali favorisce la propagazione selvatica del prugnolo, tanto che a volte si possono trovare macchie di vegetazione estesa e impenetrabile. Ha un legno molto forte, adoperato in falegnameria artigianale per produrre piccoli attrezzi. La corteccia è grigio scura, quasi nerastra. I rami, di colorazione inizialmente più chiara sul rossastro, sono sottili e molto spinosi. Le spine sono pungenti ed acute, e a volte formano un groviglio con le ramificazioni.

TERRENO

Per la coltivazione della Prunus spinosa sono indicati terreni di tipo gessoso, grasso, sabbioso e argilloso. L’ottenimento di buoni risultati si può avere soltanto rispettando tutte le esigenze della pianta soprattutto riguardo al grado di umidità del terreno. Il substrato può avere un pH: acido, alcalino e neutro. La posizione rispetto alla luce può essere in pieno sole, mezza ombra, ombra.

FIORI E FRUTTI

Le foglie di colore verde chiaro, sono semplici ed alterne, di forma ellittica. Il loro margine è seghettato e sono provviste di un breve picciolo. In autunno è molto bello osservare le foglie del prugnolo selvatico prima della caduta, quando si colorano di un forte giallo. Il pruno è uno dei primi alberi a fiorire in primavera. Sono migliaia i fiori bianchi che compaiono già nel mese di marzo, ancor prima delle foglie. La fioritura continua per tutto il mese di maggio. I fiori di Prunus spinosa sono di tipo ermafrodito e hanno una dimensione di circa 1-2 cm. Sono riuniti a gruppi di tre sui rametti molto corti. Questi fiori emanano un delicato odore che ricorda il miele, molto graditi anche alle api. Il frutto, che per colore e dimensione ricorda il susino, è una drupa sferica. La buccia è ricoperta da una patina chiara. Il suo colore è bluastro, tendente al nero vicino alla piena maturazione, che avviene in pieno autunno. Se infatti, già dall’estate compaiono i primi frutti, bisogna aspettare il mese di ottobre affinché questi siamo dolci e gradevoli per il consumo fresco.

UTILIZZO E CONTENUTI SALUTISTICI

Oggi ancora si utilizza il prugnolo selvatico per le sue qualità fitoterapiche. Le parti utilizzate sono i fiori e i frutti maturi. Entrambi hanno proprietà lassative, diuretiche, depurative, corroboranti, antispastiche. I fiori devono essere raccolti dalla fine di marzo, in giorni asciutti, e fatti essiccare in un luogo all’ombra. Con questi fiori viene preparata un’ottima tisana depurativa, con funzione drenante. I frutti freschi si raccolgono in pieno autunno, meglio dopo una gelata, quando perdono il sentore acidulo. Sono ottimi lassativi, ma si possono anche essiccare utilizzando un pratico essiccatore domestico. In cucina il prugnolo selvatico ci fa riscoprire le tradizioni popolari. Il fiore è commestibile, bagnato in acqua e zucchero è un delizioso break primaverile. Il fiore secco invece, si può utilizzare come spezia, nella preparazioni di dolci di ogni tipo. Con le bacche essiccate si possono preparare ottimi liquori o sciroppi dolci. Con il frutto fresco, ci si può cimentare nella preparazione di marmellate e confetture. Non possiamo fare altro quindi, che darvi appuntamento ai mesi autunnali con qualche sfiziosa ricetta a base di prugnolo.

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