Appartenente alla stessa famiglia del lampone, anche il rovo, comunemente chiamato mora, lo troviamo con facilità in qualsiasi luogo incolto, ai piedi delle siepi, negli orti, ecc. con fusti e foglie ricoperti da numerose e robuste spine ricurve al punto che è considerato sempre al pari delle infestanti.
Dalla specie che cresce spontanea,
originaria e diffusa in tutte le zone temperate del Continente, gli ibridatori e botanici hanno selezionato diverse varietà, anche sensibilmente diverse tra loro.
Questi ibridi sono arbusti a foglia caduca, sarmentosi, formati da vigorosi polloni che possono raggiungere nell’anno anche 3/4 metri di lunghezza, resistentissimi al freddo,
sopportano molto bene la siccità.
Si distinguono principalmente
tre tipologie di cultivar in funzione del loro portamento: eretto, semi-strisciante e strisciante, e dalla presenza o meno delle spine che sono, comunque, se presenti, in quantità minore e sicuramente meno fastidiose rispetto al selvatico.
Data la notevole vigoria della pianta,
la densità d’impianto è molto ridotta: in genere una pianta interrata in un substrato buono occupa una superficie di circa 5 metri quadrati, per contro la produzione può essere notevole e arrivare
anche 10 kg per pianta.
Si ricorda che i collaboratori dei
vivai PRANDINI sono a disposizione per consigli su densità d’impianto, forma di allevamento, scelta colturale e assistenza anche fitosanitaria per nuovi impianti produttivi anche di modeste dimensioni.
TERRENO
Si adatta a tutti i tipi di terreno, anche se in quelli subacidi (5.5/6 di ph), sciolti, freschi, ricchi di sostanza organica danno una produzione qualitativamente e quantitativamente superiore. I migliori frutti si ottengono con piante
esposte in pieno sole, ma anche alla mezz’ombra si possono ottenere discreti raccolti.
FIORI E FRUTTI
All’apice dei lunghi polloni dell’anno precedente e dalle ascelle delle foglie dei rami laterali, compaiono in forma scalare, da maggio a giugno,
numerosi fiori autoimpollinanti, leggermente rosati,
riuniti in racemi (grappoli).
In forma altrettanto scalare,
40/50 dopo la comparsa dei fiori, si formeranno gustosissimi frutti, dal sapore piacevolmente acidulo, dapprima rossi quindi, a piena maturazione, nero lucente, di pezzatura molto superiore rispetto alla specie selvatica.
Come nel lampone, quello che cogliamo dalla pianta è la mora (
vedi lampone), cioè
l’insieme dei piccoli singoli frutti (drupe) che aggregati fra loro originano quello che noi consideriamo impropriamente il frutto.
Varietà di Rovo coltivate dai vivai Prandini
UTILIZZO E CONTENUTI SALUTISTICI
Con contenuti di vitamine, zuccheri, sali minerali e antiossidanti, meno rispetto ad altri frutti di bosco, ma pur
sempre presenti in quantità considerevole, il frutto del rovo è
ottimo consumato appena colto o in gustose macedonie, è molto utilizzato per la preparazione di marmellate, gelati, sciroppi, ecc., sono inoltre impiegati dall’industria farmaceutica come correttivi del sapore e dall’industria alimentare come coloranti.
Si presta molto alla surgelazione. In erboristeria si usano le foglie e le radici per la preparazione di
decotti per regolare l’intestino.
POTATURA E CURE COLTURALI
Come il lampone, il rovo è una pianta molto semplice che
esige poche attenzioni.
Le potature consistono in inverno
nell’eliminazione dei polloni che hanno fruttificato, che, se lasciati sulla ceppaia, seccherebbero l’anno successivo e nel diradamento dei polloni cresciuti nell’anno.
La pacciamatura con sostanza organica, foglie morte, sfalcio dell’erba, ecc., è consigliabile attorno alla ceppaia per evitare il crescere delle malerbe e tenere fresco il terreno attorno.
Non necessitano irrigazioni, ma all’ingrossamento dei frutti, in caso di siccità, è consigliabile intervenire per dare loro consistenza, ma senza eccedere altrimenti si otterrebbero frutti particolarmente acquosi e insipidi.
Importante non irrigare mai a pioggia che porterebbe alla marcescenza del frutto, ma sempre alla base delle piante.
Poche anche le malattie e i parassiti: come per il lampone, in caso di forte umidità c’è la possibilità di attacchi di
muffa grigia (Botrytis) e particolari tipi di virosi trasmesse
dalle Cicadellide.
Queste ultime, chiamate anche “sputacchine” per la caratteristica sostanza simile alla saliva cui sono solite avvolgersi allo stato larvale, insieme
all’Antonomo del lampone e a rarissimi attacchi di
Acaro Giallo sono gli unici parassiti che possono causare danno.
Essendo questi attacchi la maggior parte coincidenti con la maturazione dei frutti,
non sono possibili trattamenti fitosanitari.